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In memoria



Chi era Michela? Potrei cominciare citando una frase di Monica Vitti che, per me, la definisce in maniera abbastanza accurata. La frase è la seguente: «Sono fatta non solo di contraddizioni, ma di caratteri opposti. Sono una persona estremamente angosciata, triste, e nello stesso tempo allegra, trascinante, vitale. E tutto questo in modo molto estremo».

Michela era così, contraddittoria, opposta, estrema in tutto. Per lei i grigi non esistevano, non le davano ciò che cercava, ciò che voleva, e lei voleva vivere anche se sapeva che sarebbe volata via molto presto. Lo sapeva, lo aveva scritto più volte, che la sua vita sarebbe stata breve, e forse sperava di esorcizzare questa sua premonizione dicendola, ripetendola fino a farle perdere di significato. Michela era fatta di estremi: amava, soprattutto, in modo estremo. Diceva che più grande del suo cuore c’era solo il suo cervello, ma io mi permetto di dirle - purtroppo questa volta senza la possibilità di essere contestato aspramente da lei - che no, il suo cuore era sicuramente molto, infinitamente più grande della sua testa, per quanto perspicace, acuta e penetrante fosse. Michela amava la sua famiglia: sua figlia sopra tutto, i suoi fratelli, i suoi genitori. Si preoccupava molto della salute di mamma e papà mentre lei andava consumandosi giorno dopo giorno. Il periodo in cui mamma è stata ricoverata passava le giornate al telefono per avere e divulgare notizie, discutere con i fratelli e il padre, assistere al meglio la mamma sia durante la degenza che dopo. Era sempre in movimento, era impossibile metterla quieta. Non voglio neppure cominciare a dire quanto in pena fosse poi per sua figlia, che amava alla follia e di cui soffriva la mancanza di frequentazione. Michela era così: amava in modo estremo, si preoccupava in modo estremo, si intristiva in modo estremo e io a volte faticavo anche a capire dove fosse, a volte, quando si assentava dalla realtà per immergersi nelle pozze più nere dei suoi pensieri e dimenticandosi di tutto il resto, addirittura sobbalzando ritrovandomi vicino a lei che la guardavo. Michela parlava in modo estremo. Quante volte l’ho pregata di riprendere fiato, una volta ogni cinque minuti almeno, per la quantità di parole che mi riversava addosso. Ora la sua voce mi manca da morire, e non voglio ricordamela come negli ultimi due giorni della sua permanenza in questa nostra realtà, lamentosa per i dolori costanti e incapace quasi di parlare, in cui l’unica cosa intelligibile che mi diceva era “vienimi a prendere, portami a casa…”, straziandomi il cuore nel doverle dire che doveva rimanere lì, che l’avrebbero curata, che sarebbe tornata a posto, che saremmo andati al mare...Voglio ricordarmela mentre mi inonda di pensieri, quando ride, quando fa la vezzosa come una bimbetta e mi fa i dispettucci, quando facciamo progetti sull’estate, quando mi racconta che vuole ricominciare a dipingere. Michela aveva una risata esagerata, rideva con tutto il corpo. Era fragorosa e profonda e ti costringeva a seguirla nella risata, amava scherzare, prendermi in giro e poi mi diceva “non sono mai stata me stessa come lo sono con te” e sorrideva illuminandosi e stringendo quei suoi occhi buoni e tristi che mi mancheranno come l’aria. Michela attaccava dialogo con tutti - non stava mai zitta, davvero! - e con tutti scherzava, con tutti scambiava gesti di affetto anche fisici, dalla carezza all’abbraccio, perchè aveva quel cuore lì, infinito, ed era aperta a tutto quanto di nuovo ci fosse al mondo, e si meravigliava ancora quando imparava qualcosa di nuovo e mi diceva che le piaceva imparare cose nuove, soprattutto parole che le servivano per scrivere meglio i suoi pensieri. Michela era la mia amica, la mia confidente, la mia “socia”. Litigavamo, certo! E chi non lo fa? Con due caratteri come i nostri, poi, le scintille c’erano eccome, ma non riuscivamo a restare arrabbiati, e continuavamo a cercarci per non smettere di discutere, di parlare, di comunicare e di confrontarci. C’era in lei la voglia di capire fino in fondo le persone, mi ritengo fortunato di essere stato il principale oggetto di questa sua curiosità. Mi mancherà parlare con lei: ora guardo la sua foto e la imploro di parlarmi ancora, di darmi la sua opinione o il suo consiglio, di prendermi ancora una volta in giro. Mi diceva “Un giorno ti volterai e non mi vedrai più al tuo fianco”. Quel giorno è arrivato e fa malissimo, fa male in modo estremo come tutto ciò che riguarda Michela. Non è più al mio fianco, ma sarà per sempre nel mio cuore e nei miei pensieri. In breve memoria di Michela Stefani, 14 maggio 1971 - 8 giugno 2021



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