New York Oscura: Losko tra Avvoltoi e Doppie Vite
- Andrea Pozzetto
- 24 giu
- Tempo di lettura: 3 min

"Avvoltoi di New York": Un Racconto Scomodo Sulle Vulnerabilità e la Dignità Umana. Un Richiamo alla Nostra Responsabilità Sociale.
"Care amiche, cari amici,
Questa sera ci confrontiamo con un testo, "Avvoltoi di New York" di Andrea Pozzetto, che ci interpella profondamente. Non è una lettura facile, non è pensata per rassicurarci, ma è una narrazione che ha il pregio di gettare una luce cruda, a tratti brutale, su alcune delle più estreme vulnerabilità e diseguaglianze che affliggono la nostra società. È un monito, forte e chiaro, sulla necessità di non chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze che si consumano ai margini delle nostre comunità.
Il protagonista, Losko, è una figura emblematica di chi è stato, o si percepisce, ai margini. L'autore ci introduce in un ambiente di degrado che è, purtroppo, una realtà per troppe persone. La descrizione delle "due grassone attorcigliate in una cat fight", del vecchio intento in un atto solitario e della coppia dedita a un "sesso lurido", non è solo una scelta stilistica. È un modo per rappresentare la spersonalizzazione, la mercificazione dei corpi e l'annullamento della dignità umana che si può verificare in certi contesti. Qui, la persona, l'individuo, sembra ridotto/a a una mera funzione, a uno spettacolo indecoroso. Questo ci deve far riflettere sulla responsabilità collettiva di costruire contesti dove ogni individuo, indipendentemente dalla sua condizione, possa esprimere la propria piena dignità.
Il fatto che Losko, in un tale scenario, "si scoprì religioso", è un elemento che ci stimola a una riflessione più ampia. Non è forse nel momento di maggiore smarrimento che l'essere umano, pur nella confusione e nella disperazione, cerca un senso, un appiglio, una via d'uscita dalla "merda" che lo circonda? Questo grido, seppur espresso in modo disordinato, è un richiamo universale alla nostra comune umanità e alla ricerca di un significato che trascenda la mera sopravvivenza.
Lo stile dell'autore, diretto e senza veli, che non esita a usare un linguaggio crudo ("merda", "scopando brutale"), se da un lato può risultare forte, dall'altro ha il merito di non edulcorare la realtà. È un linguaggio che cerca la verità, anche quando questa verità è scomoda e dolorosa. È importante che la letteratura, come altre forme d'arte, ci restituisca la complessità del reale, anche nelle sue manifestazioni più difficili.
La figura del "Faraone", il pusher, ci introduce al dramma, purtroppo diffusissimo, delle dipendenze, che imprigionano le persone e ne annullano la libertà e l'autonomia. L'atto di violenza compiuto da Losko, l'omicidio, sebbene inaccettabile sul piano etico, va letto nel contesto di una disperata ribellione a una condizione di schiavitù. La successiva fuga di Losko, attraverso i continenti, non è una liberazione, ma il trasferimento di un fardello: la stanchezza e i "tremori tipici" dell'astinenza dimostrano che le catene più pesanti sono quelle interiori, e che la vera libertà non si conquista con un semplice spostamento geografico.
L'arrivo in Brasile, la descrizione del lusso e del benessere ritrovato nel "JW Marriott" di Copacabana, con la "doccia lunga infinita", sembrano suggerire una rinascita. Ma è una rinascita autentica, profonda? L'affermazione finale di Losko, che "si sentì davvero, finalmente, un uomo nuovo", ci pone un interrogativo cruciale. La vera "nuova vita" può prescindere da un reale processo di consapevolezza, di responsabilizzazione e di ricostruzione interiore? O è solo un'illusione, un velo che copre ferite non sanate? Gli "Avvoltoi" del titolo, allora, non sono solo pericoli esterni, ma possono rappresentare le fragilità, i traumi, le colpe che continuano a condizionare l'esistenza, a meno che non si compia un vero percorso di crescita e di riscatto.
In sintesi, "Avvoltoi di New York" ci offre un'occasione per riflettere sulle condizioni di vulnerabilità, sulla ricerca di dignità e sul significato di una vera rinascita. Ci invita a non distogliere lo sguardo dalle periferie esistenziali, a interrogarci sul nostro ruolo nel promuovere una società più giusta e inclusiva, dove ogni persona possa trovare la propria voce e costruire un futuro libero da ogni forma di dipendenza e discriminazione. È un testo che, pur nella sua durezza, ci spinge a una maggiore consapevolezza e, spero, a un più forte impegno per i diritti e la dignità di tutti e di tutte." (Laura Boldrini)
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