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Un libro di pietra



Sono un libro, ma non sono un libro a fumetti.

Sono un libro impegnativo, troppo impegnativo per chiunque, a volte anche per me stesso. Sono un libro scritto a mano con un carattere forte e incisivo ma l'inchiostro a volte sbiadisce. Sono un libro che molti hanno provato a leggere, che molti hanno abbandonato dopo poche pagine perché non sono un libro che dà risposte, piuttosto sono un libro che fa domande, troppo spesso scomode.

Sono un libro che fa pensare, ma la gente di quest'epoca non ha voglia di pensare, non ha voglia di impegnarsi. La gente di quest'epoca difficilmente va oltre i trecento caratteri di un post sul web, raramente arriva ai diecimila caratteri di un racconto di media lunghezza. Di fronte a me, al mio libro, la maggioranza si spaventa, perde interesse.

E giudica.

Non giudica il contenuto di per sé, non ha molto da giudicare chi non sa leggere neppure se stesso, ma giudica ugualmente, e non potendo trovare argomenti validi sul contenuto preferisce giudicare la forma, anche se essi stessi non ne hanno e si adattano a qualsiasi forma loro convenga al momento, pronti ad assumere altre forme per arrivismo o per compiacenza.

Ma io sono un libro scolpito nella pietra, non cambio forma.

Sono un libro pesante anche solo da prendere in mano. Chi ci ha provato si è scontrato sia con la difficoltà di quanto scritto in me sia con la pesantezza di ciò che sono. Sono un libro giudicato troppo spesso dalla copertina, disegnata da altri per nascondere ciò che davvero sono.

Sono un libro giudicato da troppi solo sulla base delle recensioni di lettori disattenti, disinteressati, in malafede o semplicemente analfabeti, che nulla hanno capito di quanto hanno letto. Sono un libro destinato a rimanere dimenticato sul ripiano più alto di uno scaffale umido, preda di blatte e di topi che mi rodono le pagine, un libro tenuto chiuso perché nessuno ha il coraggio di aprire un libro che rischia di metterli in crisi con se stessi.


Sono un libro le cui pagine troppo spesso sono state strappate con rabbia e violenza, sono un libro le cui pagine sono state bruciate per vendetta o usate per pulire culi sfondati e merdosi per sfregio, ignorando che lo sfregio lo stavano facendo a loro stessi. Sono un libro messo all'indice, un libro proibito, un libro calunniato, un libro su cui nessuno discute più perché nessuno è in grado di farlo, e preferiscono accusare il libro di essere "illegale" o "criminale" piuttosto che ammettere la loro intrinseca incapacità, il loro sistemico analfabetismo, la loro disonestà intellettuale. Sono un libro destinato al macero, di me non resterà neppure una pagina, e forse dovrei essere io il primo a gettarmi nelle fiamme. Forse lo farò, presto o tardi lo farò nella sicurezza che, tanto, nessuno avrà mai voglia di leggermi fino in fondo, e metterò al mio libro la parola "fine" prima della fine, perché un libro si ama "come prima cosa", non "alla fine".

Alla fine, come ultima cosa, non si ama nulla, e chi lo dice non ama affatto.


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