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Immagine del redattoreAndrea Pozzetto

Una mongolfiera in un dado da cucina



Ci sono momenti in cui mi sembra di galleggiare. Sono momenti in cui penso che non so come sto, se sto bene o male, se sono vivo o morto, se dormo e sto sognando o se sono sveglio e sto vivendo davvero quello che mi vedo intorno.


Ci sono momenti in cui vorrei piangere, urlare e sbattere la testa al muro, momenti in cui vorrei avere il coraggio di farla finita e allo stesso momento mi dispero perché non avrei più nessuna speranza di poter rivivere i miei figli, ma sempre allo stesso momento penso che tanto i miei figli crescono e cresceranno anche senza di me, che il padre in fin dei conti non è necessario come la madre, e bestemmio in silenzio perché anche questa è un'ingiustizia, come se non avessi subite un miliardo prima di queste.


Ci sono momenti in cui vorrei essere gay, vorrei essere nato senza cazzo, vorrei essere nato femmina, vorrei non essere nato. Momenti in cui maledico qualsiasi cosa, anche l'aria che respiro, e so che quei momenti non posso tirarli fuori da me, non posso dirli a nessuno, perché ognuno ha i suoi problemi ed è già tanto che io abbia un tetto sulla testa e un piatto in tavola.

Mi sento un handicappato, lo sono. Non sono in grado di badare a me stesso, e tutti mi trattano come un incapace eppure mi trattano come se il mio handicap fosse tutta colpa mia. Come se uno che ha avuto una paralisi cerebrale fosse responsabile della sua paralisi cerebrale.


Ho voglia di mangiare una bistecca alta 5 centimetri, ho voglia di andare al mare, ho voglia di farmi una camminata di notte sotto la pioggia, da solo che tanto sono solo la maggior parte del tempo, ma essere solo in una gabbia o essere solo in riva al mare è ben diverso.


Ho tante di quelle voglie, tanti di quei desideri, che sentire che qualcuno non ha ottenuto ciò che voleva e che è deluso a me vien da ridere e vorrei fare a cambio ed essere deluso della sua delusione mille volte, piuttosto che aspettare la mia prossima delusione che significa non poter uscire in strada, non poter vedere i miei figli, non poter vedere un panorama, non poter fare nulla di nulla di nulla.


Mi sento compresso come una mongolfiera in un dado da cucina, e non posso neppure lamentarmi, perché tanto sono tutti troppo occupati dal vivere le loro vite che della mia non vita frega un cazzo a nessuno. Prima o poi esploderò, perché non c'è alternativa, non puoi tenere a lungo una mongolfiera in un dado da cucina.

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